La ragione che spinse Alfred Nobel, il ricco imprenditore svedese che fece un’immensa fortuna con l’invenzione della dinamite, la produzione e il commercio di armi, a istituire il premio dei premi nel 1888 è collegata alla morte del fratello Ludwig, in quanto un giornale francese scambiò le identità dei due Nobel e pubblicò un articolo poco lusinghiero dedicato all’imprenditore. Alfred, che in quel momento si trovava a Parigi, ebbe la rara occasione di leggere ante-mortem il suo necrologio e ne fu profondamente turbato. Cosicché, proprio il 27 novembre 1895, si recò al Swedish Norwegian Club di Parigi per redarre un lungo testamento, nel quale elencava i beni che avrebbe lasciato alla sua famiglia (non aveva figli) e incaricava un suo fedele collaboratore di dare seguito alla sua ultima volontà: investire il resto del suo patrimonio e donare gli interessi sotto forma di premi corrispondenti a cinque diversi ambiti (fisica, chimica, medicina, letteratura e pace) a “coloro che, durante l’anno precedente, di più abbiano contribuito al benessere dell’umanità”.
Il Premio Nobel per la Fisiologia o la Medicina
Il Premio Nobel per la Medicina (Nobel Prize In Physiology Or Medicine) è un’onorificenza di valore mondiale per le persone che hanno “apportato le migliori scoperte e i migliori contributi nel campo della medicina” ed è stato assegnato per la prima volta nel 1901, come gli altri premi istituiti da Nobel stesso, al medico, fisiologo e batteriologo tedesco Emil Adolf Von Behring, per il suo lavoro sulla sieroterapia ed in particolare per l’applicazione contro la difterite.
Il Premio consiste in una somma di denaro, un diploma personalizzato per ogni vincitore e una medaglia d’oro recante l’effigie di Alfred Nobel.
Per la maggior parte dei premi vengono assegnati dalla Accademia Reale Svedese, mentre quello per la medicina viene assegnato da una giuria di professori di medicina dell’Istituto Karolinska che stila un elenco di cinque nomination da una scelta preventiva di una cinquantina di nomination stilata dal comitato Nobel.
Dopo che il nome del vincitore è stato rivelato all’inizio di ottobre, la medaglia e il diploma della Fondazione Nobel gli sono stati ufficialmente consegnati dal re di Svezia il 10 dicembre successivo, anniversario della morte del fondatore del premio.
Non è stato assegnato in nove occasioni (1915, 1916, 1917, 1918, 1921, 1925, 1940, 1941 e 1942). Nel 2011 venne assegnato postumo per la prima e unica volta al biologo canadese Ralph Steinman, scopritore nel 1973 della cellula dendritica nella milza di una cavia da laboratorio. Deceduto per un tumore al pancreas tre giorni prima dell’assegnazione del Nobel, la notizia della sua morte non arrivò in tempo all’Istituto Karolinska, che gli conferì ugualmente il riconoscimento.
I Premi Nobel per la Medicina Italiana
Ad oggi, sono sei gli italiani a cui è stato attribuito il riconoscimento per il loro contributo all’umanità. Ecco chi sono e per cosa sono stati premiati:
- Camillo Golgi
Ha ideato il “Metodo di Golgi”, la rivoluzionaria “reazione nera”. Questo metodo permetteva di colorare selettivamente le cellule nervose e la loro struttura organizzata. Nel 1898, i sui studi sulla cellula lo portarono alla scoperta dell’Apparato Complesso di Golgi, uno dei componenti fondamentali della cellula, cinquanta anni prima dell’invenzione del microscopio elettronico, che la confermerà in pieno.
- Daniel Bovet
Svizzero naturalizzato italiano, è stato un biochimico ed ha vinto il premio Nobel per la medicina nel 1957. I suoi studi e le sue ricerche nel campo della chemioterapia e della farmacologia hanno permesso di migliorare la qualità e l’efficacia di molti medicamenti, in particolare dei sulfamidici, degli antistaminici, dei simpatolitici (con nuove medicine per ridurre la pressione arteriosa, le alterazioni del sistema nervoso simpatico e degli stati di ansia).
- Salvador Luria
Biologo italiano ma naturalizzato statunitense, nel 1940 si stabilì negli USA dove iniziò a lavorare sulla genetica del virus e dei batteri conseguendo risultati fondamentali (sui meccanismi di mutazione e riproduzione del DNA) per i quali solo nel 1969 ricevette il Nobel, condivise con Delbruck e Hershej (i tre formavano il cosiddetto “gruppo del fago”).
- Renato Dulbecco
Nel 1947 lascia l’Italia per gli Stati Uniti chiamato da Salvador Luria all’Università di Bloomigton nell’Indiana. Nel 1958 inizia ad interessarsi di ricerca oncologica, studiando virus animali che provocano forme di alterazione nelle cellule. La scoperta più importante è la dimostrazione che il DNA del virus viene incorporato nel materiale genetico cellulare, per cui la cellula subisce un’alterazione permanente. Nel 1972 lascia gli Stati Uniti e si trasferisce in Inghilterra presso l’Imperial Cancer Research Fund Laboratories di Londra dove continua gli studi di oncologia. Nel 1975 grazie alla sua scoperta in materia di interazioni tra virus tumorali e materiale genetico della cellula è insignito del premio Nobel per la medicina insieme a David Baltimore e Howard Temin.
- Rita Levi Montalcini
Dopo aver lavorato come medico in un campo profughi durante la Seconda Guerra Mondiale, si dedicò per tutta la vita all’attività di ricerca. Insieme alla ricercatrice tedesca Herta Mayer dimostrò biologicamente l’esistenza di un “fattore di accrescimento” delle fibre nervose, il cosiddetto NGF (Nerve Growth Factor). Dopo aver dimostrato che, trattando alcuni topi con un siero anti-NGF, questi presentavano gravi problemi neuroendocrini, dovuti ad alterazioni irreversibili dell’ipotalamo, Rita Levi-Montalcini lo utilizzò per controllare la crescita dei tumori delle cellule nervose.
Il Premio Nobel per la Medicina arrivò nel 1986 per la scoperta e l’dentificazione del NGF, la proteina in grado di stimolare la crescita delle fibre nervose.
- Mario Capecchi
Genetista naturalizzato statunitense, dopo aver conseguito la laurea in chimica e fisica, si laurea in biofisica all’Università di Harvard dove ha avuto, come relatore della sua tesi, uno degli scopritori del DNA, James Watson, vincitore del Nobel per la medicina nel 1962, mentre Capecchi riceverà il premio nel 2007 insieme ai colleghi Martin Evans e Oliver Smithies per le possibilità di introdurre modifiche genetiche nelle cavie di laboratorio attraverso le cellule embrionali. Questa scoperta ha molte applicazioni per la medicina clinica. Infatti attraverso di essa si può costruire qualsiasi modello di malattia genetica umana in animali da laboratorio, studiarne l’evoluzione e verificare l’efficacia di potenziali terapie contro la stessa.