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Microbiota intestinale in pazienti con HIV immuno-non-responder

Con l’uso diffuso della terapia antiretrovirale (ART), la carica virale (VL) della maggior parte dei pazienti affetti da virus dell’immunodeficienza umana (HIV)/sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) viene tenuta sotto controllo e i linfociti T CD4+ sono mantenuti a livelli relativamente normali. Tuttavia, circa il 15-30% delle persone trattate con ART che convivono con l’HIV (PLWH) hanno ancora una bassa conta di cellule T CD4 + nonostante un adeguato controllo della replicazione virale. Le persone che soffrono di questa scarsa ricostituzione immunitaria (PIR) sono chiamate immuno-nonresponder (INR). Una conta di cellule T CD4+ persistentemente bassa può non solo accelerare la progressione dell’AIDS, ma anche determinare un alto tasso di mortalità per AIDS e malattie non correlate all’AIDS.

Il segno distintivo principale dell’infezione da HIV è la perdita di cellule T CD4+. Ciò è più evidente nel tessuto linfoide associato all’intestino (GALT), che ospita la maggior parte dei linfociti nel corpo. Anche in presenza di ART, questo mancato recupero della funzione immuno-ecologica è associato ad un aumentato rischio di traslocazione microbica, trigger di attivazione immunitaria e infiammazione cronica di basso grado. Oltre alla flora intestinale, i suoi metaboliti e altri marcatori rilevanti regolano importanti attività dell’ospite, come il metabolismo energetico, la comunicazione intercellulare e l’immunità dell’ospite. Sebbene la patogenesi della PIR non sia chiara, può comportare infiammazione periferica, compromissione epiteliale intestinale, danno immunitario e homing intestinale di cellule immunitarie aberranti. L’infezione da HIV altera la composizione della flora intestinale in modo non specifico e ne diminuisce l’abbondanza, caratterizzata da un aumento dei batteri patogeni e una diminuzione dei batteri benefici, dominata dall’assenza di bifidobatteri, vibrioni anaerobici, clostridi e akkermansia. Si è osservato come la diversità alfa della flora fecale risulti diminuita nella PLWH ed è stata associata in modo indipendente allo stato immunitario dei pazienti, anche se i pazienti con un numero inferiore di cellule T CD4+ avevano una ridotta diversità alfa, suggerendo che il rimodellamento della flora intestinale può ripristinare la funzione immunitaria nella PLWH. La diversità microbica gioca un ruolo cruciale nell’omeostasi immunitaria dell’ospite e l’introduzione dell’ART non è riuscita a ripristinare completamente la diversità del microbiota intestinale. I risultati di studi di sequenziamento metagenomico hanno mostrato che gli INR non potevano auspicare ad un completo ripristino del microbiota intestinale disregolato nell’infezione da HIV.

Gli studi, infatti, hanno mostrato come i soggetti INR erano carenti di batteri dell’acido lattico di tipo probiotico sia prima che dopo il trattamento, il che era associato all’incapacità dell’ART di controllare la traslocazione microbica della flora polimicrobica nella circolazione sanguigna periferica. In particolare variazioni osservate nella composizione del microbiota fecale tra immuno-responder (IR) e INR, hanno mostrato come l’acido isobutirrico fecale, l’acido isovalerico e l’acido 2-metilbutirrico erano aumentati in modo più significativo negli IR rispetto agli INR, ed erano altamente espressi in entrambi i gruppi rispetto ai controlli non infetti Inoltre sono stati evidenziati marcatori infiammatori significativamente più alti negli INR e più famiglie di Trichodermaceae e Bacillariidae nella flora intestinale rispetto agli IR. Uno studio ha mostrato come 48 settimane di integrazione probiotica negli INR abbia portato ad una diminuzione sia dei marcatori infiammatori che dei livelli di attivazione delle cellule T. Questo potrebbe aprire la strada a terapie adiuvanti che prevedono l’utilizzo di probiotici. Tuttavia, anche se la replicazione virale viene effettivamente soppressa, sono necessarie ulteriori ricerche per ripristinare la diversità della flora intestinale in PLWH.

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