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Adenomiosi: sintomi e possibili terapie della «parente» meno nota dell’endometriosi

  • 27 Settembre 2023

Una condizione probabilmente sotto-diagnosticata che può dare diversi disturbi e spiegare problemi di fertilità e relativi a gravidanza e parto.

È un problema che, stando alle stime, può arrivare a riguardare una donna in età fertile su tre, ma pochissime sanno di che si tratta e anche le diagnosi scarseggiano: eppure l’adenomiosi, una parente stretta della più nota endometriosi, può compromettere la possibilità di avere figli e soprattutto può mettere a rischio la riuscita della gravidanza, perché la probabilità di possibili complicazioni è parecchio più alta.

Lo ha dimostrato di recente una ricerca dell’Università dell’Ontario Occidentale, in Canada, condotta su oltre nove milioni di donne fra cui circa 2.500 con adenomiosi, una condizione in cui il tessuto che riveste internamente l’utero, l’endometrio, si trova anche nella parete muscolare dell’organo: non va quindi oltre, come accade con l’endometriosi, ma le conseguenze possono essere in parte simili.

Può ridurre l’infertilità

Il tessuto endometriale risponde a estrogeni e progesterone, così cresce e sanguina seguendo l’andamento del ciclo mestruale anche se si trova nella muscolatura; ciò può provocare crampi, mestruazioni più abbondanti e dolore durante i rapporti sessuali, ma in alcune i sintomi sono sfumati e la diagnosi, per la quale possono bastare una visita pelvica e un’ecografia transvaginale, può arrivare in ritardo.

Un guaio perché l’adenomiosi può ridurre la fertilità ma anche complicare non poco un’eventuale gravidanza, come mostrano i dati raccolti mettendo a confronto gli esiti della gestazione in donne con e senza la malattia: in caso di adenomiosi la probabilità di partorire con un cesareo cresce di 22 volte, quella di essere sottoposte a un’isterectomia dopo il parto di quasi sette volte ed è sestuplicato il rischio di placenta previa, ovvero di una placenta che va a coprire la cervice uterina bloccando così l’uscita del bimbo nel canale del parto. Più che doppio è poi il pericolo di un distacco di placenta o di doversi sottoporre a trasfusioni di sangue, così come quello di emorragie e infezioni post-parto.

Diagnosi

Le donne con adenomiosi in generale sono anche più «anziane» delle altre e ciò secondo il coordinatore dello studio, il ginecologo Mohammed Bazarah, potrebbe contribuire a spiegare gli esiti peggiori della gravidanza; tuttavia è possibile che la malattia comporti anche una maggiore infiammazione locale e alterazioni del flusso di sangue nella placenta che poi sono responsabili delle complicanze e quindi anche del ricorso molto maggiore al parto cesareo.

«L’adenomiosi interferisce con il corretto funzionamento dell’utero, in più spesso coesiste con l’endometriosi: diagnosticarla correttamente è necessario per poter intervenire con le giuste terapie e soprattutto poter monitorare più da vicino le eventuali gravidanze delle pazienti», conclude il ginecologo.

Sintomi simili ai fibromi

I sintomi che provoca l’adenomiosi sono simili anche a quelli provocati anche dai fibromi uterini (è la neoplasia benigna femminile più frequente), ma con un’ecografia diagnostica è possibile distinguere la condizione sia da eventuali fibromi sia dall’endometriosi.

Terapie disponibili

Sentirsi spesso stanche o perfino svenire può capitare a chi soffre di adenomiosi, perché i flussi mestruali possono essere così abbondanti da portare all’anemia e ai sintomi che ne derivano: per questo è importante riconoscere e curare la condizione, che oggi viene spesso trattata con terapie ormonali , pillola o spirale medicata, in grado di normalizzare il ciclo e ridurre le perdite ematiche; in alternativa si può utilizzare l’acido tranexamico , antiemorragico da assumere quando si hanno le mestruazioni.

Si può evitare quasi sempre invece la rimozione dell’utero, un’opzione comune in passato: una ricerca pubblicata su Jama ha dimostrato che questa deve essere l’ultima spiaggia, sottolineando l’importanza di una diagnosi precoce per intervenire con i farmaci anziché col bisturi. «Molti ritengono l’adenomiosi tipica delle 40-50enni perché in tante viene diagnosticata a quell’età, ma inizia ben prima e con una terapia corretta si può evitare l’isterectomia e avere una migliore qualità di vita», spiegano gli autori.

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