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Dipendenza da social: solo un ragazzo su tre è consapevole del rischio di svilupparla

  • 23 Settembre 2024

Ricerca del Dipartimento Salute della Donna e del Bambino (Università e Azienda Ospedale di Padova): il 34% dei giovani non lo sa e meno del 10% riconosce i danni da utilizzo non responsabile. Ma interventi mirati possono aiutarli ad acquisire consapevolezza.

Che il rapporto con i socialassuma sempre di più il connotato di una dipendenza, è una dato ormai assodato della letteratura scientifica. E senza gli strumenti adatti allo sviluppo dei necessari «anticorpi», si rischia pure l’assuefazione. Lo dimostra anche una ricerca svolta dal Dipartimento Salute della Donna e del Bambino dell’Università e dell’Azienda Ospedale di Padova, nell’ambito del progetto «Salute, Giovani e Stili di Vita»: solo il 34% dei giovani ha consapevolezza del rischio di sviluppare una dipendenza da social e meno del 10% ne riconosce i danni derivati dal loro utilizzo non responsabile. Siamo dunque di fronte ad una generazione di iperconnessi. Con gli opportuni interventi, tuttavia, è possibile aiutare i ragazzi a diventare più coscienti dei pericoli. Vediamo come.

«Salute, giovani e stili di vita»

Il progetto «Salute, giovani e stili di vita», nato nell’aprile del 2022, si avvale di  un team composto da 20 specializzandi della scuola di Pediatria guidati dal professor Eugenio Baraldi a dal professor  Giorgio Perilongo,nell’ambito dei progetti di terza missione di UNIPD, in collaborazione con la Società Italiana di Pediatria (SIP) e con il supporto della Fondazione Salus Pueri. Il progetto del Dipartimento SDB prevede, tra le azioni una serie di interventi divulgativo-educazionali studiati ad hoc per rivolgersi a differenti target di riferimento: per i più piccoliil messaggi sono veicolati attraverso giochi e attività laboratoriali, per gli adolescenti attraverso incontri interattivi e flash di stimolo che utilizzano nuove tecnologie di comunicazione. Tali iniziative hanno coinvolto diversi attori: scuola, genitori, comunità, medici, istituzioni, decision-makers di politiche sanitarie.

Coinvolti più di 5mila bambini e ragazzi

Fino ad oggi si sono svolti 52 incontri con bambini, ragazzi e genitori, insegnanti. In particolare sono stati organizzati a Padova sia grandi eventi, promossi insieme all’Università e all’Azienda Ospedale in luoghi simbolo della città come il Palazzo della Ragione, il Teatro Verdi, al Palazzo Bo, sede storica dell’Università di Padova, allo Stadio Euganeo, all’Istituto di Ricerca Pediatrica «Città della Speranza» ma anche appuntamenti più ristretti negli Istituti Scolastici di Padova e Provincia grazie alla sinergia con Provincia e Comune di Padova. Il «team» di Sani Stili di Vita della Pediatria di Padova ha interagito ad oggi con più di 5.000 bambini e ragazziattraverso mattinate ricche di laboratori e presentazioni interattive con l’obiettivo di favorire l’apprendimento e l’acquisizione di sane abitudini di vita.

Gli interventi culturali e formativi

«Il progetto si è posto l’obiettivo di elaborare interventi culturali e formativi di prevenzione primaria inerenti la salute partendo dal concetto dell’importanza di pensarci già dai primi anni della vita. Attraverso la sensibilizzazione su argomenti come lasana alimentazione, lo screen time, attività fisica, il fumo di sigarette (tradizionali ed elettroniche), attività fisica e green time si desidera trasmettere ai più giovani un imprinting culturale e comportamentale che faciliti l’adozione precoce di un insieme armonico di corretti e sani stili di vita» sottolinea il preofessor  Baraldi.

Promuovere le buone relazioni con gli altri

E aggiunge: «Questi temi, i cosiddetti Big6, negli ultimi mesi, sono stati implementati con un grande importante Big7 che è entrato prepotentemente nella vita di grandi e piccoli: l’aumento trasversale di aggressività – che putroppo in alcuni casi degenera in violenza, in particolare violenza di genere, – in molteplici ambiti sociali, familiari, scolastici. Per questo motivo gli interventi culturali su cui stiamo lavorando prevendono anche la promozione di soft skill per promuovere l’ABC delle buone relazioni con gli altri».

La ricerca sul rapporto con i social

Per la ricerca sui social sono  stati redatti dei questionari in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione dell’Università di Padova. I dati raccolti fino ad ora evidenziano che dopo gli incontri vi è stata un’effettiva acquisizione delle tematiche affrontate.

Un aumento della consapevolezza

Dal confronto dei questionari pre e post-interventi è emerso, da parte dei ragazzi, un aumento di consapevolezza sulla possibilità di sviluppare una dipendenza dai social (dal 34% al 45 %) e dell’idea che i loro contenuti possano essere talvolta pericolosi (da 10% a 21%) o, in alcuni casi, addirittura fuorvianti (da 24% al 31,7%). Da questo confronto è altresì emerso che prima degli incontri, l’82 % degli intervistati era a conoscenza del fatto che le malattie croniche non trasmissibili si possano prevenire attraverso l’adozione di sani stili di vita; dopo gli incontri la percentuale è salita fino ad arrivare al 92 %.

Facilitare corrette abitudini fin dai primi anni di vita

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito la salute come «uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale; non semplicemente l’assenza di malattia». Per questo informare correttamente e impegnarsi per facilitare, fin dai primi anni di vita, corrette abitudini diventa una priorità globale e un vitale investimento per la salute non solo individuale ma anche collettiva soprattutto per le generazioni future. «È necessario pensarci presto. È questa una nuova missione del pediatra moderno, non più solo orientato esclusivamente alla cura del bambino già malato, ma attento a preservarne la salute», sottolineano Baraldi e Perilongo.

Promuovere una cultura della salute

 «Promuovere una cultura della salute però è un compito assai arduo, perché significa far prendere coscienza a intere generazioni delle proprie scelte, smuovere la coscienza sociale, modificare i comportamenti di grandi gruppi, promuovere e offrire nuovi modelli culturali e comportamentali», continuano i due esperti. «Una recente survey internazionale ha documentato che solo il 2% degli adolescenti segue sani stili di vita, dato che conferma la necessità di implementare interventi culturali e di sensibilizzazione fin dai primi anni di vita».

Che fare? «I sani stili di vita sono elementi fondamentali per impostare solide traiettorie di salute, durature nel tempo e per ridurre l’impatto delle principali malattie croniche non trasmissibile (malattie cardiovascolari, respiratorie, tumori, obesità, diabete) chiamate anche “malattie dello stile di vita” a sottolineare il fatto che uno dei fattori concausali del loro insorgere sono proprio scorretti stili di vita ovvero inattività fisica, eccessivo screen time, inadeguata alimentazione, fumo, alcol, droghe, sovrappeso», rispondono Baraldi e Perilongo.

«Sappiamo inoltre che queste malattie croniche pongono le loro basi in età pediatrica e si slatentizzano in età adulta. Investire sulla salute dei giovani è una priorità globale, se si vuole garantire la salute in età adulta delle giovani generazioni e prevenire le malattie croniche per cui a oggi non esistono delle cure risolutive ma solo terapie mirate a controllarne i sintomi e rallentare loro progressione», concludono.

La «Carta di Padova»

Il documento ispiratore del progetto «Sani Stili di Vita», frutto di un approfondito lavoro scientifico del gruppo padovano con la collaborazione di esperti internazionali, è l’articolo «The Padova Chart for Health in Children» ovvero «La Carta di Padova per la Salute dei Bambini» . La «Carta di Padova» e il progetto, sono stati presentati a maggio 2023 al congresso della European Academy of Pediatrics (EAP) e a dicembre 2023 il progetto è stato approvato dalla European Academy of Pediatrics. In varie nazioni europee stanno ora iniziando simili iniziative. Inoltre il progetto «Sani Stili di Vita» è tra i vincitori del Bando Terza Missione dell’Università di Padova.

«Sentiamo fortemente la necessità di trattare questi argomenti alla luce dei riscontri degli studi epidemiologici sulle crescenti abitudini scorrette e sui crescenti tassi di insoddisfazione di bambini e adolescenti» sottolinea la dottoressa Lorenza Onorati, medico in formazione della scuola di specializzazione in Pediatria di Padova e portavoce del Team Sani Stili di Vita. «Crediamo di poter essere d’aiuto in primo luogo attraverso la prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili, inoltre vorremmo diffondere un concetto di salute che sia comprensivo anche di benessere psicologico e sociale oltre che fisico. Non vediamo l’ora di poter condividere queste esperienze con altre realtà italiane e europee».

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