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Dormire male aumenta il rischio di fibrillazione atriale (che dà palpitazioni, fiato corto e vertigini)

Studio Usa su oltre 400 pazienti: una notte di riposo di bassa qualità sembra essere associata a un rischio maggiore del 15% di avere un episodio di aritmia del cuore e quindi di ictus cerebrale.

Un sonno scarso non fa sentire solo scarichi il giorno dopo. Ricercatori dell’Università della California San Francisco (UCSF) hanno trovato un’altra ragione per dormire meglio: una notte di riposo di bassa qualità sembra, infatti, essere associata a un rischio maggiore del 15% di avere un episodio di fibrillazione atriale e il fatto di continuare a dormire male può essere associato a episodi più lunghi di fibrillazione.

A questa conclusione i ricercatori sono giunti utilizzando 15.755 giorni di dati provenienti da 419 pazienti che hanno valutato la qualità del loro sonno ogni notte e che sono stati dotati di elettrocardiogrammi mobili per misurare gli episodi. Secondo i ricercatori, questi risultati, apparsi sul Journal of the American College of Cardiology: Clinical Electrophysiology suggeriscono che la qualità del riposo notturno può essere un fattore scatenante potenzialmente modificabile, rilevante per il rischio a breve termine di un episodio discreto di fibrillazione.

Che cos’è la fibrillazione

«La fibrillazione atriale è la più comune aritmia cardiaca. È caratterizzata da una caotica e disorganizzata contrazione degli atri del cuore, determinando una perdita della loro efficienza contrattile, e da una frequenza irregolare ed elevata dei ventricoli con una distribuzione del sangue al nostro organismo meno fisiologica. Può crescere, quindi, il rischio di ictus cerebrale», spiega Roberto Pedretti, direttore del Dipartimento Cardiovascolare all’IRCSS MultiMedica di Sesto San Giovanni (Milano) e membro del Consiglio direttivo dell’Associazione Europea di Cardiologia Preventiva.

«L’aritmia può essere stabilmente presente (forma permanente) oppure interrompersi, in modo spontaneo (forma parossistica) o a seguito di un trattamento (forma persistente) con farmaci antiaritmici o con la cardioversione elettrica. Se alcuni pazienti restano del tutto asintomatici, altri lamentano sintomi di diversa natura quali palpitazioni, dolore toracico, dispnea (mancanza di respiro), affaticamento sino alla perdita di coscienza e allo scompenso cardiaco».

Che cosa suggerisce la ricerca

«L’associazione tra i disturbi respiratori del sonno e la fibrillazione atriale è nota da tempo. In particolare, numerosi studi di coorte hanno dimostrato un legame tra la sindrome delle apnee ostruttive notturne e la fibrillazione atriale. Inoltre, dati osservazionali suggeriscono che il trattamento delle apnee ostruttive può ridurre la fibrillazione. Questo studio, per la prima volta, analizza la relazione tra fibrillazione atriale e qualità del sonno, tra l’altro con una chiara relazione dose-risposta e fornendo prove convincenti circa il fatto che l’interruzione acuta del riposo notturno determini un rischio maggiore e a breve termine di aritmie atriali», continua Pedretti.

«Questi risultati possono avere importanti implicazioni cliniche e di ricerca: oltre alle terapie specifiche dell’aritmia, le strategie per migliorare la qualità generale del sonno potrebbero essere utili per la prevenzione e il trattamento della fibrillazione atriale. Potrebbero essere possibili anche interventi terapeutici farmacologici mirati per ridurre al minimo il rischio di un episodio di fibrillazione atriale dopo una notte di sonno insufficiente, per esempio assumendo una dose più elevata di un beta-bloccante su indicazione medica, come gli stessi autori riportano».

Consigli pratici

Gregory M. Marcus, cardiologo ed elettrofisiologo presso la UCSF Health e uno degli autori dello studio, ha ricordato come ci siano comportamenti che possono migliorare significativamente la qualità del sonno: andare a letto il più possibile sempre alla stessa ora, evitare alcolici e caffeina prima di coricarsi, usare il letto solo per dormire, praticare esercizio fisico regolare, tenere la stanza fresca, evitare i sonnellini e svegliarsi alla stessa ora ogni giorno.

«Altrettanto importante è interrompere l’utilizzo del computer e degli apparecchi elettronici almeno un’ora prima rispetto a quando si va a dormire, per facilitare l’addormentamento e ottenere poi un sonno più regolare», aggiunge Pedretti. «Qualora si pensi di poter essere affetti da disturbi del sonno, per esempio le apnee notturne, è di estrema importanza rivolgersi a un centro specializzato per i necessari approfondimenti diagnostici».

Chi ne soffre di più

«La prevalenza di fibrillazione atriale è del 2-4% negli Stati Uniti, tende a verificarsi maggiormente negli uomini e la sua occorrenza cresce con l’aumentare dell’età. Si tratta di una vera e propria “epidemia”: all’età indice di 55 anni, nella popolazione europea il rischio di sviluppare nella vita la fibrillazione atriale riguarda 1 persona su 3. Per quanto riguarda l’Italia, questo disturbo interessa 1 milione di persone con 120mila nuovi casi ogni anno», conclude il cardiologo.

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