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Epilessia, la malattia raccontata da chi la vive. Conoscere la malattia e abbattere i pregiudizi

La realtà della malattia, per abbattere i tanti pregiudizi che ancora circondano l’epilessia.

Una crisi epilettica è il sintomo peculiare della malattia. Essa consiste in un cambiamento transitorio del comportamento dovuto ad una scarica elettrica anomala e incontrollata di gruppi di neuroni, le cellule nervose che risiedono nel cervello. Questa scarica elettrica interrompe transitoriamente la normale funzione cerebrale, al punto da provocare le tipiche alterazioni dello stato di coscienza, movimenti involontari o talora convulsioni.

Le crisi possono originare da tutte le aree cerebrali. La sede di origine può essere individuata attraverso un’accurata descrizione dei contenuti della crisi e, in circa la metà dei casi, dall’esito dell’elettroencefalogramma e della risonanza magnetica cerebrale.

Quali sono le cause e i sintomi scatenanti dell’epilessia?

Le cause dell’epilessia sono ancora sconosciute in circa la metà dei casi.

Generalmente la classificazione delle epilessie si basa sulle cause e sul tipo di crisi epilettiche, in questo modo:

  •  epilessie acquisite da lesioni strutturali provocate ad esempio da un trauma cerebrale, da un’infezione del sistema nervoso, da un ictus cerebrale o da una malformazione congenita dello sviluppo della corteccia cerebrale;
  • epilessie genetiche che risultano direttamente dalla modificazione conosciuta o presunta di uno o più geni;
  • epilessie dovute a malattie metaboliche che in molti casi hanno una causa genetica ma possono anche essere acquisite;
  • epilessie associate a malattie del sistema immunitario (definite anche encefaliti autoimmuni).

La diversa tipologia di crisi permette di differenziare il tipo di epilessia in:

Focale Generalizzata da combinazione delle due precedenti;

sconosciuta, se la sede di origine è ignota e, quindi, la causa è indeterminata.

Quanto è frequente l’epilessia e quali sono le persone a maggior rischio?

Si stima che nel mondo vivano 50 milioni di persone con epilessia attiva, cioè con crisi recenti o in trattamento. Il numero totale di casi di epilessia è tuttavia superiore (fino a 65 milioni) se consideriamo coloro che sono liberi da crisi da lungo tempo.

In Italia, sono affette da epilessia circa 500.000 persone, con una quota significativa refrattaria ai trattamenti disponibili (dal 15% al 37% a seconda dei campioni esaminati).

I nuovi casi di epilessia registrati ogni anno in Italia sono circa 30.000. L’incidenza risulta più alta nel primo anno di vita, decresce durante l’adolescenza, rimane relativamente bassa nell’età adulta ed aumenta nuovamente nell’età avanzata (dopo i 75 anni). La malattia è lievemente più frequente negli uomini per il prevalere di alcune cause (ad esempio i traumi cranici).

Cosa non può fare chi soffre di epilessia?

Le persone che soffrono di epilessia possono condurre una vita piuttosto normale. Per quanto riguarda la sfera lavorativa, ad esempio, è possibile esercitare la maggior parte delle professioni, purché il paziente sia in possesso dei giusti requisiti e della necessaria esperienza. L’adattabilità di un lavoro a questa patologia normalmente segue linee guida, redatte proprio per assicurare che non venga imposta nessuna ingiusta restrizione.

Nella scelta della professione bisogna tener conto di alcuni particolari: ad esempio, il 15% dei pazienti è più sensibile agli stimoli luminosi, quindi dovrebbe evitare lavori che prevedono luci intermittenti e tante ore da trascorrere davanti ad uno schermo.

In generale è consigliabile, quindi, fare scelte e adottare comportamenti che non permettano lo scatenarsi di crisi.

Per guidare, invece, è necessario che il paziente sia in possesso di un certificato rilasciato da un neurologo. Questo documento dovrà attestare che il paziente non ha avuto episodi di crisi epilettiche da almeno un anno, a prescindere dal trattamento farmacologico.