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Prevenzione delle infezioni opportunistiche in pazienti con HIV

Le infezioni opportunistiche (OI) sono una causa significativa di morbilità e mortalità nei pazienti con HIV/AIDS. Sebbene l’incidenza di OI si sia ridotta dall’introduzione della terapia antiretrovirale altamente attiva (ART), a causa dell’immunodeficienza, il rischio di OI nell’HIV/AIDS è notevolmente aumentato, in particolare in assenza di ART e profilassi antimicrobica. Questo accade perché le cellule CD4+ svolgono un ruolo importante nel montare una risposta immunitaria contro le infezioni. Queste cellule rilasciano citochine che portano all’attivazione di cellule presentanti l’antigene, cellule fagocitiche, cellule natural killer e cellule T citotossiche. Supportano anche la conversione dei linfociti B in plasmacellule longeve e cellule B di memoria. Una diminuzione della conta delle cellule T CD4+ porta quindi a un declino dell’immunità sia umorale che cellulo-mediata. In definitiva predispone i pazienti a un rischio maggiore di contrarre malattie opportunistiche dovute a virus, batteri, funghi e protozoi. Per tale motivo prevenire le infezioni opportunistiche nei pazienti affetti da HIV/AIDS è fondamentale per vedere una diminuzione sia del carico di malattia che della mortalità associata. La prevenzione delle infezioni opportunistiche nell’HIV/AIDS implica un approccio multidisciplinare che include medici di base, agenti di malattie infettive e assistenti sociali per il supporto. L’inizio precoce della ART rimane il metodo più efficiente per prevenire l’OI. Oltre a questo le OI possono essere prevenute mediante:

  • Screening per le coinfezioni: i pazienti con un’infezione da HIV di nuova diagnosi devono essere sottoposti a screening per le malattie sessualmente trasmissibili (MTS quali sifilide, clamidia, gonorrea e, nelle donne Trichomonas), tubercolosi latente, epatite A, B e C, coccidioidomicosi.
  • Profilassi antimicrobica: in aggiunta alla terapia antiretrovirale, è indicata nei pazienti con grave immunosoppressione e conseguente aumento del rischio di infezioni opportunistiche. La profilassi antimicrobica può essere interrotta in modo sicuro una volta che la conta delle cellule CD4+ è > 200 cellule/µl per più di sei mesi dopo l’inizio della ART. La profilassi antimicrobica va eseguita nei confronti di patogeni quali Mycobacterium tuberculosis, Coccidioidi, Pneumocystis jirovecii e Toxoplasma gondi.
  • Vaccinazioni: nonostante l’efficacia terapeutica o il potenziale immunogenico dei vaccini non sia stato completamente stabilito nei pazienti affetti da HIV/AIDS, le vaccinazioni sono fortemente incoraggiate in questa popolazione dato il potenziale beneficio nell’alleviare la gravità e la mortalità di una malattia prevenibile con il vaccino. Le vaccinazioni raccomandate sono antinfluenzale, tetano, difterite, pertosse acellulare, papillomavirus umano, antipneumococco, antiepatite A e B, antimeningococco. Per alcune categorie di pazienti sono raccomandate anche le vaccinazioni contro Haemophilus influenza b (bambini da 3 a 5 anni), morbillo, parotite, rosolia (per i pazienti senza uno stato gravemente immunocompromesso), varicella (pazienti nati dopo il 1979 e che non hanno IgG antivaricella).
    Importante prestare attenzione anche alla sindrome da immunoricostruzione (IRIS), un fenomeno clinico che si verifica dopo l’inizio della terapia antiretrovirale e che rappresenta un paradossale peggioramento di processi infettivi preesistenti a seguito di miglioramento della risposta immunitaria e conseguente stato di elevata risposta infiammatoria. È stato riscontrato che l’IRIS si verifica fino al 30% dei pazienti affetti da HIV/AIDS trattati con ART. Si ritiene che un basso numero di cellule CD4 o un elevato carico di HIV-RNA al momento dell’inizio della terapia antiretrovirale siano fattori di rischio importanti per l’IRIS.

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