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Trigliceridi alti, causano diabete e possono provocare infarti: come abbassarli

L’ipertrigliceridemia è una condizione che non deve mai essere sottovalutata. Una delle conseguenze più frequenti è l’infarto del miocardio.

In ambito medico si sente spesso parlare di trigliceridi e del loro valore ematico. Ma di cosa si tratta esattamente? I trigliceridi sono un tipo particolare di lipide o grasso che viene utilizzato dall’organismo per immagazzinare energia. Quando si mangia, tutte le calorie che non sono utilizzate nell’immediato vengono convertite in trigliceridi. Tale riserva è poi impiegata in un altro momento.

Quali sono i valori normali dei trigliceridi

Normalmente il numero di questi lipidi nel sangue è inferiore a 150 mg/dl. Una condizione di ipertrigliceridemia, come suggerisce il termine stesso, si verifica nel momento in cui la quantità dei trigliceridi aumenta. Essi possono dunque essere alti (150-199 mg/dl), molto alti (200-499 mg/dl) ed estremamente alti (più di 500 mg/dl). Perché l’ipertrigliceridemia è pericolosa per la salute? Scopriamolo insieme.

Le cause dei trigliceridi alti

Le cause dei trigliceridi alti sono davvero numerose e, in quanto tali, si è soliti raggrupparle in quattro gruppi: genetica, patologie, alimentazione e stile di vita.

1. Cause genetiche

Non è raro che l’ipertrigliceridemia sia una condizione ereditaria, ovvero presente sia nei genitori che nei figli. In particolare la condizione caratterizzata da un valore elevato di questi grassi nell’ambito della stessa famiglia prende il nome di dislipidemia familiare.

Non è da sottovalutare anche la cosiddetta iperlipoproteina, un problema che causa un incremento ematico dei livelli di lipoproteine. Attenzione, infine, ad alcuni piccoli cambiamenti del DNA noti come varianti di singolo nucleotide (SNP) che, sommandosi, provocano uno stato di ipertrigliceridemia perenne.

2. Cause patologiche

Le malattie che comportano un innalzamento del numero di trigliceridi nel sangue sono varie. Tra queste figurano:

  • La sindrome metabolica
  • Il diabete
  • Le patologie renali
  • Le patologie del fegato (steatosi epatica, cirrosi, epatite)
  • L’AIDS
  • L’ipotiroidismo
  • Il lupus eritematoso sistemico.

L’assunzione di alcuni farmaci è responsabile dell’ipertrigliceridemia. Si pensi, ad esempio, agli steroidi, agli antipsicotici, ai diuretici e agli estrogeni contenuti nella terapia ormonale sostitutiva e nella pillola anticoncezionale.

3. Alimentazione

L’alimentazione sregolata è la causa principale dell’ipertrigliceridemia. Oltre all’introduzione eccessiva di calorie quotidiane, rappresenta un rischio molto importante una dieta ricca di carboidrati semplici, zuccheri, grassi saturi e trans e povera di fibre. Queste ultime, regolando l’assorbimento dello zucchero e dei grassi, mantengono stabili i livelli dei trigliceridi.

Anche l’abuso di alcol è deleterio. Quando questo è assunto in grandi quantità, infatti, l’organismo lo trasforma in acidi grassi che vengono successivamente immagazzinati sotto forma di lipidi.

4. Stili di vita

Sono quattro le abitudini di vita scorrette che, a lungo andare, provocano un aumento del numero di trigliceridi nel sangue:

  • Fumo di sigaretta
  • Sedentarietà
  • Mancanza di sonno
  • Stress cronico.

I sintomi e le conseguenze dei trigliceridi alti

L’ipertrigliceridemia è una condizione subdola poiché non si manifesta in maniera particolare fino a quando non sopraggiunge una complicazione. Tra queste si annoverano l’infarto del miocardio, le arteriopatie periferiche e la pancreatite acuta che, se grave, comporta una distruzione irreversibile del pancreas.

Ci sono, tuttavia, due segni a cui è bene prestare attenzione: gli xantomi e gli xantelasmi. I primi sono accumuli di grasso sotto la pelle di mani, gomiti, ginocchia, glutei e si presentano come placche giallastre. I secondi, invece, sono depositi di grasso sulle palpebre e si diagnosticano soprattutto in soggetti di età avanzata.

Come abbassare i trigliceridi alti

Se l’ipertrigliceridemia è in fase iniziale e non è particolarmente grave, la terapia farmacologica può essere sostituita dalla correzione dello stile di vita. Quindi niente fumo di sigaretta, attività fisica costante e gestione dello stress. Ma a fare la differenza è l’adozione della giusta alimentazione. Una dieta in grado di abbassare i livelli ematici dei trigliceridi include il consumo regolare di:

  • Pesce: si deve prediligere quello ricco di omega 3 (sardine, salmone, tonno, sgombro, alici) che va consumato almeno tre volte a settimana
  • Verdure: non devono mai mancare ogni giorno. Le fibre in esse contenute contrastano l’ipertrigliceridemia
  • Pasta e pane integrali: oltre all’effetto benefico delle fibre, questi alimenti apportano meno zuccheri semplici
  • Formaggi freschi: meglio optare per quelli a basso contenuto di grassi, come la ricotta di mucca e di pecora
  • Legumi: in quanto ricchi di proteine, possono sostituire la carne. Se portati in tavola 2-3 volte a settimana hanno un effetto benefico anche su glicemia e colesterolo.

La lista degli alimenti da evitare è lunga.

Devono essere banditi i prodotti da forno contenenti grassi vegetali di cocco e/o di palma, i biscotti, i pasticcini, i budini, la frutta sciroppata, le bevande zuccherate, gli insaccati. Ancora gli alcolici, i formaggi grassi, i condimenti a base di maionese, strutto, panna e lardo.

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