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Tumore al seno, è sempre necessaria la biopsia del linfonodo sentinella?

Fino a pochi anni fa il linfonodo sentinella veniva asportato e analizzato per decidere se togliere anche gli altri. Oggi sappiamo che non è necessaria la dissezione ascellare anche in caso di uno o due linfonodi positivi.

La tecnica del «linfonodo sentinella» è una pietra miliare nella storia del cancro al seno e oggi è una tecnica standard per verificare se le cellule tumorali hanno raggiunto i linfonodi ascellari e rischiano quindi di diffondersi in altri organi. I linfonodi, infatti, sono piccoli organi lungo le vie linfatiche situati nel collo, nelle ascelle, nell’inguine o nell’addome, che hanno il compito di filtrare le sostanze che viaggiano attraverso il fluido linfatico, aiutando il corpo a combattere le infezioni e le malattie. Fino a pochi anni fa, anche nei tumori di piccole dimensioni candidati a chirurgia conservativa, il linfonodo sentinella veniva asportato e analizzato per decidere se togliere o meno anche gli altri linfonodi.

Biopsia del linfonodo

In questo modo si evitava lo «svuotamento ascellare» quando inutile, risparmiando possibili conseguenze indesiderate: prima fra tutte il linfedema o braccio gonfio che provoca dolore e difficoltà a muoversi liberamente. Da qualche anno, grazie a uno studio americano, abbiamo visto che, per la sicurezza della paziente, non è necessario proseguire con la dissezione ascellare anche in caso di uno o due linfonodi sentinella positivi. In IEO abbiamo fatto un ulteriore passo avanti, ideando e coordinando uno studio multicentrico per valutare se è possibile evitare, sempre nei tumori di piccole dimensioni, anche la biopsia del linfonodo sentinella. La ricerca, che ha coinvolto più di 1.400 donne, è stata pubblicata sulla rivista Jama Oncology e ha confermato la nostra ipotesi che la biopsia del linfonodo sentinella nei tumori iniziali non ci fornisce informazioni che possono modificare le terapie postoperatorie e migliorare la guarigione.

Esame di pochi minuti

Naturalmente a patto che i linfonodi vengano studiati, oltre che con l’esame clinico anche con un’accurata ecografia, per escludere la presenza di grossolani interessamenti metastatici. L’esame non è doloroso né pericoloso, dura pochi minuti ed è semplice da eseguire. Dopo aver applicato una piccola quantità di gel sulla pelle, lo specialista appoggia la sonda ecografica muovendola sulla parte in esame: serve solo una particolare attenzione da parte di chi lo esegue per accertarsi che non ci siano metastasi. I vantaggi sono evidenti, perché l’intervento chirurgico è ancora meno invasivo e diminuiscono i costi per il nostro Servizio sanitario nazionale.

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