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Tumore al seno, integrare il modello di cura con la rivoluzione territoriale

L’evoluzione delle Breast Unit sarà integrare la multidisciplinarietà con le nuove figure professionali  come infermiere di comunità e di famiglia che operano sul territorio. Intervista a Mattia Altini. Non ci può essere una vera presa in carico del paziente senza assistenza di prossimità, anche in oncologia. Di questo è fermamente convinto Mattia Altini, Responsabile Assistenza Ospedaliera, Regione Emilia-Romagna con cui abbiamo parlato della cura del tumore al seno e del futuro delle Breast Unit.

Per Altini a dieci anni dall’istituzione del Centri di Senologia non si può più prescindere dalle cure territoriali. “Il passaggio chiave è il DM77”, ha detto Altini; “non possiamo non pensare di integrare il nostro modello con la rivoluzione territoriale”. Il paziente oncologico è un paziente cronico, in alcuni casi con lunga aspettativa di vita, e come tale deve poter beneficiare di tutti i servizi in cui l’assistenza territoriale può fare la differenza. Le donne che hanno avuto un episodio di tumore al seno, nella maggior parte dei casi, vengono seguite dai centri di prevenzione oncologici o della Breast Unit; “io credo che qui ci debba essere una grande evoluzione con la costituzione di una micro-rete nella quale la medicina di prima linea, la medicina di prossimità e la medicina generale, quindi le cure primarie, debbono avere un ruolo chiave”.

Oggi non ci può essere medicina moderna che sia sinonimo di interdisciplinarità e multidisciplinarità e questo vale per tutti gli ambiti. Ma questo tipo di approccio deve essere integrato con specialità non squisitamente cliniche. “La presa in carico del Welfare è una presa in carico globale”, ha specificato Altini. “Una paziente sola ha bisogno di una rete di sostegno che non è esclusivamente sanitaria”.

La vera rivoluzione e l’evoluzione delle Breast Unit è proprio qui: “in un passaggio a una multidisciplinarità e interdisciplinarità più ampia di quella attuale, che un grande contributo territoriale grazie alle nuove figure professionali dell’infermiere di comunità e di famiglia”, ha concluso Altini.

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